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Martedì, 16 Febbraio 2016 10:42

Un fronte unitario in difesa del porto di Salerno

Scritto da 

mauro maccauro2009Impedire il ridimensionamento dello scalo marittimo salernitano, come previsto dalla riforma del governo, non è una lotta di campanile ma una battaglia di numeri, persone, storia e performance positive. È una questione di ragionevolezza

 

Ci sono battaglie che vanno combattute con risolutezza, senza “se” e senza “ma”. Quella in difesa del porto di Salerno è, attualmente, campale.

Per chi al porto lavora in maniera diretta, ma anche per la città.
Per l’economia nella sua interezza.
Il porto commerciale è, infatti, la prima industria della provincia salernitana con 1200 dipendenti e circa 5000 persone di indotto diretto e tale vogliamo che resti.
Per questo, siamo dalla parte di Assotutela, l'associazione fondata nel 1982 per la tutela e lo sviluppo del porto di Salerno, quando - nero su bianco - denuncia a gran voce che la riforma dei porti, che prevede l’accorpamento dell'Autorità portuale salernitana con quella di Napoli e Castellammare di Stabia, mette in serio pericolo la piena autonomia gestionale, operativa e finanziaria dello scalo salernitano.


Nel documento prodotto dall’Associazione, e che sarà sottoposto ai cittadini e alle istituzioni per trovare un comune agire in difesa del porto, si ribadisce con chiarezza che l’accorpamento tra Napoli e Salerno «non ha alcuna rilevanza rispetto alla risoluzione delle vere problematiche degli scali marittimi del Paese».
Anzi. L'accorpamento, secondo Assotutela, è dannoso per la città di Salerno, per il porto cittadino, per le aziende esportatrici del territorio campano e meridionale che hanno contato fino ad oggi sulla disponibilità di un competitivo gateway salernitano verso i mercati del mondo; per la stessa regione depotenziata sul fronte mare, passando da due ad una sola Autorità portuale, mentre invece Liguria, Puglia e Sicilia sono riuscite a pretenderne e a mantenerne in vita due.


Non solo. Nel documento si rincara la dose, affermando che «Napoli deciderà per Salerno la destinazione d'uso delle aree portuali, l'indirizzo delle operazioni portuali, il contenuto delle licenze per l'esercizio di impresa portuale, gli investimenti da realizzare. In altre parole Napoli deciderà quale è il futuro marittimo-portuale di Salerno».
Stando così le cose, l’unico e certo obiettivo non sarà il riequilibrio dei traffici commerciali, in ogni caso a esclusivo vantaggio del porto di Napoli, ma l’inevitabile ridimensionamento della capacità competitiva dello scalo salernitano. 
Non possiamo permettere che questo accada. Per impedirlo, dobbiamo impegnarci tutti, con un’azione territoriale trasversale che coinvolga imprenditori, operatori, sindacalisti e istituzioni.
Non è una lotta di campanile, ma una battaglia di numeri, persone, storia e performance positive.
È una questione di ragionevolezza. La strada scelta dal governo non mette in sinergia gli scali.
Li pone in conflitto. Sarà difficile di questo passo ottenere maggiore ricchezza e occupazione, stimolare lo sviluppo territoriale, o attrarre nuovi investimenti per Salerno ma anche per l’intera regione. 

Se è vero che è il mercato a decidere le sorti di un’impresa e non una legge, ci auguriamo che la politica si accorga in tempo che non è un buon affare quello che sta andando in porto.

Mauro Maccauro

Presidente Confindustria Salerno - Associazione degli Industriali della Provincia di Salerno

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